26 November 2010

La necessità di perdere tempo con i giovani

SPIRITUALITA' COME CAMMINO DI FEDE INTEGRATA: APPROCCIO GENETICO-PSICOLOGICO
24 novembre 2010
GRUPPO
Bogdan Ioan Baies, Luigi Bertiè, Srimal Priyanga, Tran-Anh-Tu 
Liubomyr Gladiuk, Alessio Massimi, Rita Mazzieri


RELAZIONE DI GRUPPO

Il gruppo ha espresso un profondo apprezzamento dei contenuti del capitolo in questione trovandolo ricco di spunti per una conoscenza adeguata delle dinamiche evolutive della crescita giovanile. Essere consapevoli di quale mondo interiore si muove nei giovani e considerare tutti i cambiamenti cui devono far fronte, rende certamente più sensibili ed attenti anche nella prassi educativa in genere e nella formazione cristiana perché consente di agganciare i percorsi di fede alla concretezza della maturazione umana e psicologica dei ragazzi.

Molto utili sul piano pratico per gli educatori,  sono risultati i suggerimenti della parte finale del capitolo “Spiritualità come cammino di fede integrata”, poiché ne scaturisce un “identikit” dell’educatore-pastore come figura che accompagna, si mette in gioco, si pone in ascolto del giovane, si fa provocare, ma al contempo “provoca” e interpella. Interessante la sottolineatura dell’asimmetria educativa che deve caratterizzare la figura dell’educatore come colui che sostiene, ascolta, incoraggia, interviene per correggere, richiama nel rispetto della libertà personale pur ponendo dei “limiti” senza essere dogmatico e non facendosi fagocitare dal “sacro zelo” del proselitismo e dell’immediatezza dei risultati. Insomma, è necessario “perdere” tempo con i giovani. E’ importante dialogare con loro sui problemi che vivono, ascoltarli su come vedono il mondo della fede, capire com’è il loro rapporto con l’istituzione religiosa. E’ necessario che possano condividere in gruppo e con gli adulti i loro dubbi, le loro ribellioni, la rabbia, i rifiuti e i disagi.

Talvolta, si nota che il rifiuto di Dio e di Cristo è il risultato dell’ignoranza e dei pregiudizi. Perciò è utile che i giovani stessi, attraverso il dialogo, arrivino a rispondere al perché è necessario il rapporto con Dio, perché è una cosa buona per l’uomo e perché fa bene e rende più bella la vita.

I giovani poi, sembrano vivere una frammentazione e una provvisorietà consumistica che investe tutti i campi della loro esistenza: come aiutarli ad uscire da questo circolo vizioso?

Come adulti-educatori-genitori è fondamentale chiedersi pure come proponiamo e cerchiamo di trasmettere la fede ai giovani nella quotidianità e attraverso le attività di gruppo, di parrocchia, di oratorio che vengono loro proposte. In quali esperienze di fede sono coinvolti, oltre a partecipare a tante e diverse attività (sportive, di volontariato, di catechesi, campi scuola, ecc.). Come presentare l’immagine di un Dio “appetibile” per i giovani perché nasca in loro il desiderio di Dio?

Tuttavia, ci rendiamo conto che è urgente anche prendersi cura di quanti si occupano dell’educazione dei giovani.

Principalmente, ci sembra urgente interessarsi delle famiglie, offrire anche a loro un accompagnamento creando un rapporto di fiducia perché trovino un ambito ecclesiale accogliente e disponibile, che sappia comprendere le loro problematiche e sentano di essere sostenute ed aiutate nelle loro difficoltà e nel loro compito educativo. Per questo è pure importante che le Parrocchie, i gruppi e le associazioni ecclesiali siano capaci di coinvolgere coppie cristiane nell’animazione familiare e nella catechesi.

Di fronte a situazioni familiari critiche, oggi sempre più diffuse almeno in Europa, è utile da parte degli operatori della pastorale, preti e laici, maggiore disponibilità ad entrare in dialogo, agganciando anche chi, pur mandando i figli in oratorio, rifiuta che essi seguano percorsi di educazione religiosa. Come fare?

∞ Rita Mazzieri
Foto: Joe

No comments:

Post a Comment